CENTURIO ARRIVA IN SPAGNA, IL SUO AUTORE CI PARLA DELL’OPERA SU SEDETANIA

Sarà presto in vendita in Spagna l’ultimo libro di Massimiliano Colombo: “Centurio”, un romanzo ambientato in Hispania e pubblicato da edizioni B. E’ il suo quarto libro tradotto allo spagnolo.
Sedetania (S).- In quali lingue sono stati tradotti finora i tuoi libri e come è nata la prima traduzione allo spagnolo?
Al momento i miei libri sono disponibili in italiano e spagnolo. Il mio arrivo nel mercato di lingua spagnola risale al 2012, quando chiesi al mio editore italiano di allora di partecipare alla Fiera internazionale del libro di Francoforte per proporre i miei lavori ad alcuni scout internazionali. Due mesi dopo mi comunicarono che Ediciones B era interessata ai miei libri per distribuirli nel mondo di lingua spagnola e questa é stata la mia fortuna. Perché non basta solo scrivere bei libri, ci vuole un editore in grado di supportarti e distribuirti, ed Ediciones B ha uno staff di persone meravigliose, sempre pronte ad ascoltare, proporre, suggerire e costruire.
S.– Quando e per quale motivo hai deciso di scrivere il tuo primo romanzo sul mondo antico?
L’idea di scrivere un romanzo nasce in modo del tutto casuale nel 2002. A quel tempo il mio hobby era quello di dipingere i soldatini, che nel mondo degli addetti ai lavori si chiamano “figurini storici” perché vi garantisco che oggi quelle miniature sono autentiche sculture, pezzi artistici unici nel loro genere.
Per dipingere questi figurini cercavo, per quanto possibile, di “entrare nella parte” del personaggio che stavo realizzando, studiandone il contesto storico. Quindi leggevo molta documentazione e libri del periodo del figurino che stavo realizzando.
Dipingendo il busto di un aquilifero romano ho ripreso in mano il De Bello Gallico e ne sono rimasto affascinato. Dopo aver finito il libro sono passato ad un romanzo storico, il cui titolo non vi dirò nemmeno sotto tortura, quello che però vi posso dire era che era davvero un libro deludente. Conteneva gesta eroiche da supereroe davvero improbabili che si svolgevano in un contesto storico dell’antica Roma che sembrava il Far West. Mi sono chiesto perché inventare una simile storia quando sarebbe bastato romanzare un fatto reale del De Bello gallico per avere trama straordinaria ed emozionante al tempo stesso.
Ho pensato, se questo é un romanzo storico, allora lo so scrivere anche io. Così ho acceso il computer, aperto un file che ho intitolato “Ci provo”, e seguendo passo dopo passo il De Bello Gallico, ho scritto La legione degli Immortali.
S.- Nelle tue storie, che peso concedi alla storia e quale alla fantasia?
L’idea iniziale della stesura di un libro parte da un fatto storico realmente accaduto al quale si affiancano uno o più personaggi inventati. Possiamo dire che nei primi momenti la fantasia é davvero minima perché cerco di recuperare quanto più materiale possibile riguardo agli avvenimenti realmente accaduti. Poche righe di un autore latino di duemila anni fa possono fornire grandi idee e materiale sul quale creare storie meravigliose e personaggi incredibili. Un nome, un ritrovamento, una incisione funeraria, un oggetto, ed ecco che il passato torna a noi carico di mistero e magia. Tutte queste realtà interpretate con una forte dose di immaginazione creano una sorta di alchimia che trasforma i dati storici in espressioni, volti, che dall’oblio dei secoli tornano ad essere emozione e quindi vita. Ma per fare questo ci vuole una buona dose di fantasia.
S.- Che cosa ha di speciale “Centurio”? Ci spiega la vita di un traditore a Roma?
Centurio ha molte cose speciali. la sua prima particolarità é quella di essere la storia di Caio Emilio Rufo, il centurione tanto amato da tutti nella Legione degli Immortali. In questa storia Rufo é però non é il primipilo che conosciamo, ma un giovane ragazzo di diciassette anni appena arruolato nelle legioni di Silla durante la guerra civile dell’80 a.C.
Questa é la seconda particolarità, una guerra che Roma combatte contro Roma lontana da Roma. L’assolata Spagna, popolata di genti fiere e bellicose é il campo di battaglia e per distruggere se stessa Roma mette in campo i suoi migliori generali, che si combattono senza esclusione di colpi. I legionari e i generali conoscono i loro avversari e per la mancanza di organico spesso i prigionieri vengono costretti a combattere tra i ranghi dei vincitori. È il terreno ideale per alleanze segrete, sicari, spie, informatori, falsi commercianti, tanto é vero che questa guerra sarà risolta più con i coltelli che con le spade
La terza particolarità é Quinto Sertorio, il “traditore di Roma”, come lo definisci tu. Pensa che Teodoro Mommsen, nella sua “Storia di Roma”, definisce lo stesso personaggio come uno dei più grandi uomini, forse il più grande, che Roma abbia mai prodotto. Plutarco nelle sue “Vite Parallele”, lo dipinge come un uomo straordinario e magnanimo, condannato da un destino crudele e ingiusto. Io, studiandolo e cercando di trasporlo in questo libro con la mia immaginazione, mi sono trovato davanti ad un personaggio geniale, coraggioso, ma anche scaltro e opportunista.
La quarta particolarità é che il racconto si svolge intorno alla lettura di un diario ritrovato in una cassa e non si capisce subito il rapporto tra chi sta leggendo il diario e chi lo ha scritto. Quello che si capisce é il messaggio e i valori che lascia questa storia, questo libro ha conquistato me per primo scrivendolo e sono convinto che i lettori avranno da questo romanzo ciò che vogliono, ma non nel modo in cui se lo aspettano!
S.- Ci sarà la presentazione del libro in Spagna?
Sicuramente, ma ancora non so dirti dove e quando. Ti confermo però la mia presenza al Certamen Internacional de Novela HIstórica “Ciudad de Úbeda” per il 18-20 novembre 2016. Non vedo l’ora di vedere questa bellissima città storica ed incontrare nuovamente Pablo Lozano Antonelli che ho conosciuto alla Fiera del libro di Madrid dello scorso giugno con il suo gruppo di rievocazione storica della Roma Repubblicana e che mi ha voluto a questa importante manifestazione.
S.- Secondo te: Il popolo europeo e’ interessato dalla storia del mondo antico? Credi che le rievocazioni storiche siano importanti per aumentare tale interesse?
Penso che il popolo europeo sia interessato alla storia antica solo in minima parte e dovrebbe esserlo di più. Abbiamo un patrimonio culturale alle nostre spalle che ci insegna ciò che ha valore nell’esistenza di un uomo, ciò per cui vale la pena di vivere o morire. Guardando quello che siamo stati possiamo dare un significato alla giustizia, all’onore e alla verità, non farebbe male in un’epoca come la nostra di cinismo morale ed etico e di una grande confusione dei valori. Ti cito un brano tratto da “Devotio” il mio ultimo libro che ho appena finito di scrivere: “La virtù si trova molto in alto, ma è accessibile se uno vuole e fortunatamente, nella moltitudine, alcuni uomini riescono a rendere la propria vita esemplare per il beneficio di tutti. Allora il loro esempio di vita diventa eredità di molti perché la loro esistenza ha migliorato quella degli altri. Ciò che hanno compiuto in vita sopravvive alla morte rendendoli eterni. Abbiamo il dovere morale di ampliare il patrimonio ricevuto da questi uomini per passare la loro eredità ai posteri. Questi uomini vanno rispettati e venerati come dèi. Questi uomini non possono morire una seconda volta. Le loro statue devono adornare le strade come sprone morale e l’anniversario della loro nascita va celebrato con solennità. Davanti a loro scopriamoci il capo, perché finché sul Campo di Marte continueranno e radunarsi uomini liberi, il loro sacrificio non sarà stato vano. L’uomo é morto, ciò che ha fatto resti in eterno e l’umanità tutta ne tragga esempio”.
Eppure oggi molta più gente é in grado di dirti chi é Iron Man e non chi é stato Ottaviano Augusto. I rievocatori e le rievocazioni storiche avvicinano la gente al nostro passato. Osservando dal vivo queste rappresentazioni possiamo recuperare un po’ di quello che siamo stati e rivivere la storia attraverso una esperienza coinvolgente, quindi confido che ci siano sempre più gruppi di appassionati di rievocazione storica.
S.- Qual è stato il libro sulla storia di Roma che ti ha colpito di più?
La scrittura dei libri porta via quasi tutto il tempo che vorrei dedicare alla lettura ad eccezione delle opere che mi servono alla ricerca per la redazione dei miei racconti. In vacanza però mi concedo qualche buon libro, anche per vedere cosa e come scrivono i grandi scrittori e alcuni di questi racconti hanno lasciato un segno in me. Se devo sceglierne uno solo, non posso che dirti “Giuliano”, di Gore Vidal.
Pensa é stato pubblicato per la prima volta nel 1964 e racconta la vita privata e politica di Claudio Flavio Giuliano, l’imperatore romano del quarto secolo, che durante i brevi anni del suo regno tentò di soffocare la diffusione del cristianesimo e di restaurare il culto degli dei, passando per questo motivo alla storia con l’appellativo di “Apostata”. La genialità di questo racconto sta nel fatto che la storia si svolge diciassette anni dopo la morte di Giuliano ed è raccontata tramite uno scambio di lettere tra due dei suoi amici filosofi che gli erano stati vicini quando egli era in vita. Da quelle lettere, da quelle parole, ad un tratto emerge Giuliano, che racconta di se stesso dopo la sua morte, frapponendosi tra i due e commentando la sua vita in modo ironico.
La capacità di Vidal sta nel spiegare concetti complessi in poche righe, con un equilibrio perfetto di veridicità storica e interpretazione. Davvero un gran romanzo, senza dubbio il migliore che abbia mai letto.
S.- Se potessi tornare indietro nel tempo, dove andresti e cosa cambieresti della storia di Roma?
Tornerei al caldo torrido del 26 giugno de 363 d.C. e raggiungerei la colonna di cavalieri che ha lasciato da poco Maranga, in in Frigia per dirigersi verso settentrione. Mi infilerei in mezzo ai protectores dell’imperatore Claudio Flavio Giuliano coprendo il suo fianco e devierei quella maledetta lancia che ci ha portato via una delle menti più illuminate che siano mai esistite. La sua morteprematura ha interrotto la riforma dello stato e quella religiosa che egli aveva iniziato, ponendo fine al sogno della cultura romana che aveva riunito milioni di persone di diverse etnie dal Vallo di Adriano al corso dell’Eufrate.
Non so se il mondo sarebbe cambiato, ma mi piace pensare che se avesse regnato trent’anni invece che tre, forse l’umanità non sarebbe caduta nel vortice di fanatismo e intolleranza dei successivi mille anni, facendo piombare l’uomo in un’era di decadenza e oscurantismo senza pari.